Cercheremo di spiegare in pochi schematici punti la nuova delibera sulla cronicità (leggi la DGR 6164 sulla cronicità 30 01 2017) della Regione Lombardia.

Unica nota positiva è il superamento della remunerazione a budget, contenuta nella logica dei CReG. Ovverosia, nei CReG, quando avessero dovuto andare a regime (non è mai successo, per fortuna), i provider venivano remunerati fino a un tetto con i risparmi nella gestione dei cronici.

Qui, invece, il nuovo moloch è il PAI: il piano assistenziale individuale standard che il cronico accetta di farsi compilare dall’operatore che lo prende in cura (chi l’ha detto che deve essere un medico?). La gestione del cronico si sa quanto costa preventivamente, si sa prima come deve essere fatta e il paziente firma un patto di cura che lo vincola al rispetto del PAI così come prefissato. Il sogno di ogni bravo funzionario! Ovviamente il paziente è libero anche di fare altro, ma in questo caso, dopo reiterate “infrazioni”, uscirà dalla presa in carico? Verrà abbandonato a sé stesso? Sembra proprio di sì.

E’ esplicitamente previsto che i privati e gli ospedali potranno attuare questa presa in carico, con un inutile aumento di costi rispetto alla medicina convenzionata, che comunque, in forza di legge nazionale, rimane (almeno per il momento) la titolare della scelta.

I cronici sono divisi in vari livelli. Il Livello 1 è il più grave e solo l’ospedale o un’organizzazione sanitaria lo può gestire. Idem il livello 2, ma possono provarci anche i MMG in forma associata (chissà perché si continua imperterriti con questo falso mito). Il 3 può essere gestito anche dal MMG “proattivo”…. Il 4 e il 5 hanno pochi o nulli bisogni e quindi li può anche gestire il MMG e il PLS.

Commenti dell’Esecutivo Regionale SNAMI del 2 febbraio :

– ok per il superamento della budgetizzazione spinta dei CReG

– NO alla logica del PAI standard come centro del sistema di gestione del cronico: quello che ha sempre fatto grande l’Italia è la sartorialità dell’assistenza primaria, costruita dai singoli MMG per i propri pazienti; con un PAI standard costruito da impiegati sanitari (medici o infermieri o amministrativi che siano), questa assistenza “su misura” va a farsi friggere

– NO a duplicare alcuni costi assistenziali: l’assistenza al cronico è già appannaggio dei MMG; se si vogliono prevedere percorsi “di iniziativa” e preventivi, basta concordarli con chi già ha in mano il rapporto con i malati

– NO all’ospedalizzazione e alla privatizzazione dell’assistenza sul territorio: il privato è eccellente nel gestire l’acuzie e probabilmente anche la subacuzie, ma, in un sistema universalistico e capillarizzato sul territorio come è ancora il nostro, per fortuna, NON può gestire il cronico. Vi immaginate se in una piccola enclave aprisse un centro privato che gestisce ipertensione, diabete, scompenso e BPCO. Il centro in questione opererebbe, di fatto, in regime di monopolio e i pazienti dovrebbero sottostare, impotenti, a quello che verrà o non verrà erogato da quel gestore.

E poi, una gestione del cronico fatta di esami prenotati e cose da fare ogni tanto, la sa fare anche un computer. E’ questo che i cittadini lombardi vogliono? Essere assistiti o da un gestore che pensa solo ad arricchirsi o, in prospettiva, da una macchina che gli comunica per e-mail quando andare a fare gli esami e gli dà risposte standard preconfezionate?

Quanta impreparazione e supponenza in questo provvedimento! Di solito, chi scrive queste cose sono persone benestanti, abbastanza giovani e sane: si chiudono in un ufficio e pensano di poter risolvere a tavolino problemi sanitari di grandissima complessità. Magari non sanno neanche come è fatto un ammalato cronico e, soprattutto, è probabile che non abbiano mai messo le mani sulla pancia di un essere umano! Ancora una volta li invitiamo a non realizzare riforme delle riforme delle riforme a caso. Prima, chiedete a chi ci mette le mani tutti i giorni!

Roberto Carlo Rossi

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