Pubblicata la relazione relativa all’audizione della Corte dei Conti presso la Commissione Bilancio e Politiche della UE.

Sul fronte degli interventi per la salute, il Piano mira a rafforzare il sistema ospedaliero e la rete dell’assistenza territoriale; migliorare la resilienza e la tempestività di risposta alle patologie con alta morbilità e alle emergenze sanitarie; potenziare la risposta agli effetti associati ai rischi ambientali e climatici. A ciò è funzionale un maggior impulso alla sanità digitale e alla ricerca scientifica, il rafforzamento della formazione del personale sanitario e, soprattutto, la realizzazione di strutture ospedaliere con adeguate attrezzature ad alta tecnologia.

Per tali finalità si prevede l’impiego di 18 miliardi, a cui si aggiungono le risorse del React UE per 1,7 miliardi, per complessivi 19,7 miliardi. Sono le misure per il potenziamento degli interventi territoriali quelle di maggior rilievo con la realizzazione di 2.564 nuove Case della comunità, per le quali sono previsti 4 miliardi, il potenziamento dell’assistenza domiciliare (1 miliardo) e lo sviluppo degli ospedali di comunità per le cure intermedie (2 miliardi).
Al rafforzamento del sistema ospedaliero sono, poi, destinati oltre 10 miliardi, di cui 3,4 per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale e 5,6 per gli interventi sulla sicurezza antisismica delle strutture.

Il quadro degli interventi delineato nel Piano è coerente con quanto previsto a fine 2019 con il Nuovo Patto della Salute e che ha trovato conferma nel Programma nazionale di riforma (PNR) dello scorso luglio.
In tema di assistenza territoriale, già in quella sede si era trovato l’accordo tra lo Stato e le Regioni sulla necessità di procedere ad una riorganizzazione dell’assistenza, prevedendo di investire su quella sociosanitaria e sanitaria domiciliare, nonché su quella semiresidenziale e residenziale per rispondere alle crescenti esigenze poste da aumento della cronicità e delle non autosufficienze.
L’accordo dovrebbe agevolare la realizzazione degli interventi previsti dal Piano, anche se si dovrà trovare una composizione tra le diverse esperienze finora maturate. In questi anni la maggior parte delle Regioni, sebbene con modalità programmatorie ancora disomogenee, ha avviato un processo di riqualificazione delle cure primarie con l’attivazione di diversi assetti organizzativi (si tratta delle Aggregazioni Funzionali Territoriali [AFT] della Medicina Generale e della Pediatria di libera scelta, delle Unità Complesse di Cure Primarie [UCCP] e delle Case della salute).

Nel momento della definizione dei progetti per l’attuazione della Case della Comunità il coordinamento con le strutture già esistenti rappresenterà un aspetto particolarmente importante e delicato.
Inoltre, sulla realizzabilità degli interventi pesa la recente esperienza delle Unità sanitarie di continuità assistenziale (Usca) che, previste nella fase dell’emergenza sanitaria, hanno incontrato difficoltà di attuazione in molte delle realtà territoriali. Ha inciso la volontarietà dell’adesione da parte dei Medici di medicina generale e dei Pediatri, oltre alle difficoltà di disporre di adeguate attrezzature. Anche per le strutture previste dal Piano si porranno problemi di personale da impiegare. Solo una volta che si sarà meglio definita l’attuazione, si potrà inoltre valutare la presenza di oneri di carattere corrente e continuativo associati al funzionamento di tali strutture.
Coerente con quanto da anni richiesto in ambito comunitario è, poi, l’impulso che si propone per la assistenza domiciliare. Il progetto appare particolarmente ambizioso, prevedendo la creazione di un consistente numero di centrali operative, il coinvolgimento di poco meno di 52.000 operatori sanitari e l’aumento di 500.000 pazienti seguiti in ADI. Si tratterebbe infatti di veder crescere i casi trattati dagli 863.000 del 2018 a 1.350.000. Un dato che potrà essere meglio valutato guardando, quando il progetto verrà più dettagliato, all’effettiva qualità del servizio, visto il limitato numero di ore finora dedicate a ciascun caso trattato e la forte
differenza territoriale del servizio reso.
Ancora più impegnativo l’obiettivo posto con l’istituzione degli Ospedali di comunità. Sono 753 le strutture previste e, se sarà confermato il target anticipato in precedenti versioni del Piano, si prevede l’attivazione di oltre 36.000 posti letto. Ciò comporterà oltre agli investimenti previsti per la creazione o la riconversione di strutture, anche la individuazione di personale sanitario, il cui costo non sembra considerato nella spesa (indicata come investimento) e che, comunque, si riverbererà sui costi di gestione regionale a regime.

Di seguito potete scaricare l’intera audizione per poterla consultare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *